Cassino

2 luglio 1843: a Cassino nasce Antonio Labriola, il filosofo che legò idealismo e impegno sociale

Il 2 luglio 1843 nasceva a Cassino Antonio Labriola, filosofo e docente, pioniere del pensiero socialista italiano e teorico del materialismo storico.

Cassino ricorda oggi la nascita di Antonio Labriola, figura centrale del pensiero italiano tra Ottocento e Novecento, nato il 2 luglio 1843 a San Germano (oggi Cassino). Figlio di Francesco Saverio Labriola, insegnante di lettere originario di Brienza, e Francesca Ponari, Antonio crebbe in un ambiente colto e aperto al dibattito politico. Il nonno paterno era nipote di Mario Pagano, giurista e patriota napoletano. La famiglia si trasferì a Napoli nel 1861, anno dell’unificazione nazionale, per favorire gli studi universitari del giovane.

Iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli, Labriola seguì le lezioni di Bertrando Spaventa e Augusto Vera, esponenti dell’hegelismo italiano. Già nel 1862 scrisse un’opera polemica contro il filosofo tedesco Eduard Zeller, in cui difendeva l’attualità dell’hegelismo contro il neokantismo. L’opera non fu pubblicata subito, ma rimase una delle prime testimonianze dell’attività intellettuale di un giovane che presto sarebbe diventato protagonista del dibattito filosofico nazionale.

Dopo aver conseguito l’abilitazione all’insegnamento, Labriola insegnò nel Ginnasio Principe Umberto di Napoli. Nel 1867 sposò Rosalia Carolina von Sprenger, palermitana di origine tedesca, con cui ebbe tre figli. Nello stesso periodo scrisse studi premiati su Spinoza e Socrate, iniziando a collaborare con riviste e giornali italiani ed esteri. Nel 1874 superò il concorso per la cattedra di Filosofia e Pedagogia all’Università di Roma, dove si trasferì definitivamente.

Negli anni romani si dedicò all’insegnamento e all’organizzazione scolastica, dirigendo anche il Museo di istruzione e educazione. Si interessò ai sistemi educativi europei e promosse un modello di scuola pubblica, laica e accessibile. Negli anni Ottanta, Labriola iniziò a tenere corsi e conferenze sul socialismo, opponendosi apertamente al Concordato e sostenendo la separazione tra Stato e Chiesa. In numerosi interventi pubblici, tra cui quelli pubblicati su La Tribuna e Il Messaggero, si definì «socialista teorico» e propose riforme in senso democratico e popolare.

Negli anni Novanta intrecciò corrispondenze con Engels, Kautsky e altri dirigenti del socialismo europeo. Critico verso il gradualismo di Filippo Turati, difese la necessità di un partito operaio e appoggiò i Fasci siciliani. In questo periodo pubblicò i suoi saggi più noti, come In memoria del Manifesto dei comunisti e Del materialismo storico. Morì a Roma il 2 febbraio 1904. È sepolto nel cimitero acattolico della capitale.

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