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Almanacco del 24 febbraio: inizia l’ultima sanguinosa persecuzione dei cristiani

L'imperatore romano Galerio pubblica l'editto che dà il via alla persecuzione dei cristiani sotto il suo regno.

Il 24 febbraio 303 d.C., l’imperatore Galerio, con l’approvazione di Diocleziano, emanò un editto che segnò l’inizio di una delle più violente persecuzioni contro i cristiani nell’Impero romano. Questo decreto impose la distruzione delle chiese, la confisca dei testi sacri e il divieto per i cristiani di riunirsi per il culto.

Il contesto storico: un impero in cerca di unità

Nel IV secolo, l’Impero romano stava affrontando crescenti tensioni interne. L’adozione del sistema della Tetrarchia aveva portato quattro imperatori a governare congiuntamente, ma la stabilità era precaria. Il cristianesimo, in rapida espansione, era visto come una minaccia all’unità religiosa e politica, poiché i suoi seguaci rifiutavano di adorare gli dèi di Stato e di riconoscere il culto imperiale.

Le misure dell’editto: un attacco diretto alla fede

Con l’editto del 303, Galerio ordinò:

  • La distruzione delle chiese cristiane.
  • Il rogo dei testi sacri.
  • Il divieto per i cristiani di riunirsi per pregare.
  • L’esclusione dei cristiani dagli incarichi pubblici.
  • L’obbligo per tutti i cittadini di sacrificare agli dèi pagani.

Il mancato rispetto di queste disposizioni portava a imprigionamenti, torture e condanne a morte.

Le conseguenze: una repressione feroce ma vana

Nonostante la violenza della persecuzione, il cristianesimo continuò a diffondersi, guadagnando sempre più seguaci anche tra i ceti elevati. Dopo anni di repressioni, fu lo stesso Galerio, nel 311, a emanare un nuovo editto che concesse ai cristiani la libertà di culto, riconoscendo implicitamente il fallimento della sua politica persecutoria.

Questa persecuzione, una delle ultime grandi ondate di violenza contro i cristiani, anticipò l’epoca di Costantino, che pochi anni dopo avrebbe reso il cristianesimo una religione tollerata con l’editto di Milano (313).

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