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Santo del Giorno – San Massimiliano, martire: testimone di fede e coraggio

San Massimiliano, martire del III secolo, rifiutò il servizio militare per fedeltà a Cristo. Fu condannato a morte il 12 marzo 295, divenendo simbolo di obiezione di coscienza.

San Massimiliano di Tebessa è ricordato il 12 marzo come un martire cristiano che sacrificò la propria vita per rimanere fedele ai suoi principi di fede. Nato nel III secolo, era figlio di un veterano dell’esercito romano e, secondo le leggi dell’epoca, era obbligato a seguire la carriera militare. Tuttavia, quando fu chiamato a prestare servizio, rifiutò categoricamente di giurare fedeltà all’imperatore e di prendere le armi, dichiarando che la sua appartenenza a Cristo gli impediva di diventare un soldato. Questo atto di disobbedienza lo portò a un processo davanti al proconsole Dione, che tentò in ogni modo di convincerlo a cedere, ma senza successo.

Il giovane Massimiliano ribadì con fermezza che un cristiano non può uccidere né giurare fedeltà a un potere terreno al di sopra di Dio. Nonostante le pressioni e le minacce, si mantenne saldo nella sua decisione, consapevole delle conseguenze. Il 12 marzo dell’anno 295 d.C., a Tebessa, in Numidia (attuale Algeria), fu condannato a morte per decapitazione, morendo come martire della fede. Il suo rifiuto del servizio militare non fu dettato da vigliaccheria, ma dalla profonda convinzione che un seguace di Cristo dovesse rispondere solo alla legge dell’amore e della pace.

La figura di San Massimiliano è particolarmente significativa per coloro che rifiutano la violenza e le imposizioni del potere in nome della coscienza e della fede. È considerato uno dei primi obiettori di coscienza della storia, un esempio di coraggio e di fedeltà a Dio anche a costo della vita. La sua memoria viene celebrata ancora oggi come simbolo di resistenza pacifica e fedeltà alla verità del Vangelo.

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