ITALIA

Trasporti, la tempesta perfetta sulle imprese italiane: costi, carenza di autisti e la sfida digitale

Quasi un camion su quattro viaggia a vuoto e mancano oltre 230.000 autisti in Europa. In questo scenario, la tecnologia diventa l'unica via per la sopravvivenza delle PMI, cuore del nostro sistema produttivo.

ROMA – C’è una crisi silenziosa che si muove ogni giorno sulle nostre autostrade. Una crisi che non fa il rumore di una vertenza sindacale, ma che impatta direttamente sui bilanci delle aziende e, a cascata, sui prezzi dei prodotti che troviamo sugli scaffali. È la crisi della logistica, un settore strategico per un’economia trasformatrice come quella italiana, oggi stretto in una morsa di sfide senza precedenti.

Da un lato, una carenza strutturale di autisti che ha assunto dimensioni allarmanti: secondo l’Unione Internazionale dei Trasporti Stradali (IRU), in Europa ne mancano all’appello oltre 230.000. Una voragine che limita la capacità di trasporto disponibile, rendendola una risorsa scarsa e, di conseguenza, più costosa.

Dall’altro, un paradosso di efficienza che grida vendetta: i dati Eurostat rivelano che quasi il 22% dei chilometri percorsi dai mezzi pesanti avviene “a vuoto”, senza merce a bordo. È come se un camion su quattro viaggiasse per chilometri consumando gasolio, tempo e risorse umane senza produrre alcun valore. Uno spreco sistemico che pesa sulle aziende e sull’ambiente.

A completare questo quadro complesso si aggiunge la transizione ecologica. Le nuove, stringenti normative europee sulla riduzione delle emissioni di CO₂ per i veicoli pesanti impongono investimenti e una riorganizzazione profonda delle flotte, aggiungendo un ulteriore livello di pressione su un sistema già in affanno.

Il bivio tecnologico: Excel contro l’intelligenza artificiale

In questo scenario, come reagisce il tessuto produttivo italiano, composto per la stragrande maggioranza da Piccole e Medie Imprese? La risposta, purtroppo, è spesso “con gli strumenti di ieri“. Molte aziende gestiscono ancora i loro trasporti affidandosi a fogli di calcolo, catene infinite di email e accordi telefonici. Un metodo che funzionava in un’era di mercato prevedibile, ma che oggi si traduce in inefficienza, costi nascosti e una totale incapacità di reagire rapidamente ai cambiamenti.

“Il problema è che la complessità è aumentata in modo esponenziale,” spiega un analista del settore. “Le tariffe cambiano continuamente, la disponibilità dei vettori è volatile. Affidarsi a pochi fornitori storici non è più una garanzia. Le grandi multinazionali hanno risolto il problema da tempo, investendo milioni in piattaforme software globali, ma per una PMI manifatturiera del nord-est o per un’azienda agricola del sud, questa strada è impraticabile.”

Questo divario digitale rischia di spaccare in due il mercato. Da una parte i grandi gruppi, capaci di ottimizzare ogni spedizione, e dall’altra le PMI, che subiscono le inefficienze del sistema pagando di più per un servizio peggiore.

La risposta? Piattaforme flessibili e accessibili

È proprio per colmare questo vuoto che stanno emergendo nuove soluzioni tecnologiche, più agili e accessibili, pensate appositamente per le esigenze del mid-market. Si tratta di piattaforme digitali che consentono anche alle aziende di medie dimensioni di gestire i propri trasporti con la stessa intelligenza delle multinazionali.

Questi nuovi software permettono di centralizzare tutte le operazioni: dal lancio di gare d’appalto online per trovare il trasportatore più competitivo, alla gestione dei contratti e al monitoraggio delle spedizioni. Invece di affidarsi a una ristretta cerchia di fornitori, un’azienda può accedere a una rete più ampia di vettori qualificati, mettendo in competizione le offerte in modo trasparente e ottenendo così la tariffa migliore per ogni singola tratta.

Un esempio di questa innovazione arriva da realtà italiane come Spedity, una piattaforma che agisce come un vero e proprio “gestionale trasporti evoluto“. Il suo sistema permette alle imprese di confrontare rapidamente le opzioni di trasporto, sia quelle basate su contratti annuali sia quelle “spot”, per cogliere le opportunità di un mercato instabile. Inoltre, algoritmi avanzati aiutano a ottimizzare i carichi e a ridurre proprio quei chilometri a vuoto che rappresentano il più grande spreco del settore.

La vera rivoluzione di questi strumenti non è solo la tecnologia in sé, ma la sua accessibilità. Non richiedono mesi di implementazione né investimenti proibitivi, permettendo alle PMI di ottenere un ritorno concreto in poche settimane.

In conclusione, la tempesta che si è abbattuta sul trasporto merci non è un fenomeno passeggero. È una transizione strutturale che impone un cambio di passo. Per il “Sistema Italia”, la cui competitività dipende dalla salute delle sue PMI, investire nella digitalizzazione della logistica non è più un’opzione, ma una necessità strategica per rimanere protagonisti sui mercati globali.

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